La pseudogravidanza (pseudociesi): cos’è e come affrontarla
Autore: Cinzia Montagnoli, Medico Veterinario in Roma
Il fenomeno della pseudogravidanza è più frequente nelle cagne che nelle gatte e si palesa quando le cagne non gravide mostrano segni di gravidanza a termine. I segni clinici manifestati sono rappresentati da:
- aumento di peso;
- iperplasia della ghiandola mammaria e lattazione;
- scolo vaginale mucoide;
- inappetenza;
- irrequietezza;
- tendenza a preparare un nido;
- assunzione di atteggiamenti materni nei confronti di oggetti inanimati.
Se ci fosse il dubbio di un eventuale accoppiamento accidentale, la palpazione e l’ecografia addominali possono permettere di accertare la presenza o l’assenza di feti. Le manifestazioni della pseudogravidanza sono conseguenza di fenomeni ormonali in un particolare momento del ciclo estrale, nello specifico del declino di progesterone e dell’aumento della prolattina. I segni clinici di solito vengono segnalati 6-12 settimane dopo l’estro, ossia il momento della perdita di macchie ematiche.
La condizione in genere è autolimitante, di solito regredisce in 1-3 settimane e la terapia non è strettamente raccomandata, a meno che i segni clinici non siano insolitamente prolungati o pronunciati, come quando causano mastite (infiammazione delle mammelle). La terapia è diretta a ridurre o eliminare la lattazione e viene effettuata per diminuire la probabilità che si verifichi una mastite secondaria a stasi di latte. Bisogna sospendere ogni stimolazione mammaria mediante leccamento, comportamento materno o applicazione di impacchi caldi o freddi.
Per ridurre o arrestare la lattazione nelle cagne in pseudogravidanza è stata impiegata una grande varietà di terapie ormonali e mediche. In linea di massima ad oggi la sostanza più utilizzata, anche per i minori effetti collaterali, è la cabergolina con una durata minima di trattamento di circa 6 giorni.