Cos’è la filariosi?
Autore: Carmine Marano, Medico Veterinario in Roma
Specializzato in malattie infettive, profilassi e polizia veterinaria
È una malattia sostenuta da un verme chiamato filaria per la sua forma sottile e allungata. Il parassita viene trasmesso dalle zanzare ed è molto diffuso nelle centro-nord Italia dove questa malattia è endemica. Negli ultimi tempi è segnalata anche al sud e nelle isole coprendo quindi la quasi totalità della nazione.
Le filarie sono dei nematodi (vermi cilindrici) non bursati e in italia quelle presenti sono Dirofilaria repens, immitis, e Dipetalonema. Le infestazioni da Dirofilaria sono tipiche del cane, che è il principale reservoir, ma sono presenti anche in altri canidi e felidi ed è trasmissibile accidentalmente anche all’uomo, costituendo una zoonosi, più specificatamente un’antropozoonosi a trasmissione indiretta, mediante vettore.
Esistono due tipi di filariosi:
- la filariosi cardio-polmonare (dirofilaria immitis e dipetalonema), presente ormai a livello endemico nel cane e nel gatto, ma meno comune nell’uomo, in quanto l’ambiente umano non è adatto allo sviluppo delle larve fino allo stato adulto e l’ospite intermedio, ossia la zanzara, tende comunque a preferire, per il proprio pasto, il sangue di altri animali anziché dell’uomo;
- la filariosi sottocutanea (dirofilaria repens), meno conosciuta e con meno problematiche nel cane e nel gatto ma più comune, rispetto alla cardiopolmonare, nell’uomo, determinando lesioni nodulari di 1-2 centimetri di diametro nel punto di inoculazione.
La filaria adulta (“macrofilaria”) vive nella parte destra del cuore e nell’arteria polmonare degli animali colpiti e si riproduce dando vita a delle larve microscopiche, dette “microfilarie”, che restano in circolo nel sangue anche due anni.
Dirofilaria prende il nome da latino dirus (cattivo) e filum (filo).
La Dirofilaria immitis si localizza prevalentemente nelle arterie polmonari e ventricolo destro del cuore del cane, rendendosi responsabile della filariosi cardiopolmonare, mentre repens (dal latino “improvviso”) per lo più nei tessuti sottocutanei e fasce muscolari, dando la filariosi sottocutanea.
Gli artropodi che possono trasmettere la dirofiliaria sono più di 70 specie di zanzare della famiglia dei Culicidi, principalmente i generi culex, anopheles e aedes albopictus (zanzare tigre), che non è coinvolta solo nella trasmissione nel cane ma anche nell’uomo. Quest’ultima specie di zanzara è facilmente identificabile perchè si presenta con delle linee bianche sul corpo nero. Il genere più grande di zanzara è Culex e inizialmente si pensava potesse essere l’unica a trasmettere Dirofilaria, soprattutto la specie Culex pipiens.
I parassiti adulti, detti “macrofilarie”, mostrano uno spiccato dimorfismo sessuale, infatti il maschio presenta la coda spiraliforme, mentre nella femmina è arrotondata e l’apertura vulvare si trova subito dietro l’esofago. La Dirofilaria immitis ha delle fini striature in senso trasversale sul corpo e ha l’estremità encefalica arrotondata in entrambi i sessi. È piuttosto lunga: il maschio misura 12-20 cm, mentre la femmina 25-31 cm. La Dirofilaria repens presenta delle striature sulla cuticola sia in senso longitudinale che trasversale, con estremità encefalica arrotondata a ombrello e una lunghezza nel maschio di 5-7 cm, nella femmina di 6-17 cm.
Gli adulti di D. Immitis si localizzano, quindi, nelle arterie polmonari e nel ventricolo destro del cuore, ma sono state descritte anche localizzazioni erratiche. Si trovano da un numero di 3 fino a 50, raramente anche 100. Gli adulti e le larve di D. Repens, invece, si localizzano nel tessuto sottocutaneo e nelle fasce muscolari in numero esiguo di 2-10. Sono liberi di muoversi nel sottocute per poter raggiungere i siti d’elezione che sono: dorso, fianchi, arti o spazi intermuscolari.
Come si trasmette?
Quando una zanzara punge un cane infetto, insieme al sangue aspira anche alcune microfilarie, che in seguito può iniettare in un altro animale, tra cui anche un gatto, trasmettendogli la malattia.
Entrando nello specifico: le larve dallo stadio L1 fino a L3 si sviluppano nel vettore, dallo stadio L4 fino alla forma adulta, nell’ospite definitivo. Il ciclo biologico delle due specie (immitis e repens) è sovrapponibile: gli adulti localizzati nella parte destra del cuore, dopo la fecondazione, rilasciano nel torrente circolatorio le larve L1, le “microfilarie”, che possono rimanere in circolo fino a 2 anni. Per potersi sviluppare, le microfilarie L1 necessitano di un ospite intermedio, un artropode (la zanzara), che funge da vettore biologico. Quest’ultima si infesta quando punge (ossia compie un pasto di sangue) un animale con microfilarie allo stadio L1 in circolo; nella zanzara le larve L1 evolvono in L2 e poi in L3, che è la forma larvale infestante, la quale si porta al labium (la parte piu craniale) dell’insetto pronta, tramite il nuovo pasto della zanzara (la puntura), a infestare l’ospite definitivo, il cane e il gatto. Nel derma le filarie permangono per diversi giorni e mutano in L4, raggiungono i capillari ematici, poi maturano in L5 e infine si portano al cuore, dove si svilupparenno gli adulti di Dirofilaria Immitis; dirofilaria repens, invece, permane nel sottocute.
Il numero di larve che sopravvive con l’inoculazione è del 50-100% nel cane, mentre del 25% nel gatto.
La prepatenza (il tempo che intercorre dall’infestazione e lo sviluppo degli adulti che producono microfilarie) è lungo da 6 a 9 mesi per repens.
Quali sono i sintomi della filaria?
Nel cane i sintomi della filariosi sono riferibili all’insufficienza cardiaca; nel gatto, invece, riguardano principalmente i polmoni e si manifestano con difficoltà respiratoria e tosse (tanto che talvolta vengono scambiati per attacchi d’asma). Non mancano:
- scarso appetito;
- stanchezza cronica;
- ascite ed edema degli arti;
- dispnea;
- abbattimento;
- facile affaticabilità;
- embolia polmonare;
- sindrome della vena cava;
- un altro sintomo possibile, di cui ancora non si è capito il meccanismo, è il vomito cronico intermittente.
Inoltre, le microfilarie circolanti possono dare danni renali da glomerulonefrite da immunocomplessi. Spesso è fatale nel cane, ma ancora di più nel gatto, dove anche un solo parassita può causare grave sintomatologia e morte improvvisa.
- repens è meno patogeno, data la sua localizzazione, e spesso non viene diagnosticata. I soggetti infestati possono presentare lesioni eczematose, ulcerazioni e noduli sottocutanei, che contengono adulti e microfilarie.
Come si diagnostica?
Per la diagnosi ci si avvale principalmente di un test specifico condotto sul sangue. Gli esami radiografici ed ecografici aiutano a stabilire la gravità della condizione.
La diagnosi può essere diretta, mediante la ricerca delle microfilarie, o indiretta, mediante la ricerca di anticorpi.
– Diagnosi diretta:
- esame a fresco di una goccia di sangue;
- concentrazione delle microfilarie in microtubuli da ematocrito;
- metodo di knott (concentrazione delle microfilarie mediante centrifugazione);
- difil test (concentrazione delle microfilarie mediante filtrazione su filtri millipore);
- metodo della fosfatasi acida (mediante concentrazione e colorazione istochimica delle filarie).
Per la diagnosi differenziale di specie si utlizzano le caratteristiche morfometriche (lunghezza, larghezza, caratteristiche delle estremità craniali e caudali); nei casi dubbi si può utilizzare la PCR o colorazioni istochimiche per evidenziare la fosfatasi acida.
– Diagnosi indiretta:
esistono test sierologici che mediante ELISA, western blot e immunofluorescenza indiretta rilevano gli anticorpi e indicano se c’è stato contatto tra animale e filaria, ma non che il paziente sia necessariamente malato.
Nei casi di infestazioni occulte, in assenza di microfilarie, può essere utile l’uso di tecniche sierologiche assieme a diagnostica per immagini radiografiche ed ecocardiografiche per evidenziare gli adulti a livello cardiopolmonare.
È possibile la terapia per la filaria?
In medicina veterinaria abbiamo due approcci terapeutici e vengono effettuati soprattutto per D. Immitis: terapia “macrofilaricida” e terapia “microfilaricida”.
- La macrofilaricida prevede l’uso di due molecole: melarsomina e tiacetarsamide, ma presenta scarsa efficacia e alta tossicità, per cui ha scarso impiego in quanto il rischio è alto e, data la localizzazione a livello cardiaco, il tromboembolismo secondario alla terapia può risultare anche fatale.
- La microfilaricida prevede l’uso di lattoni macrociclici (ivermectina, moxidectina, selamectina e milbemicina) utilizzata sia per la filariosi cardiopolmonare che sottocutanea.
Come si fa la profilassi?
Previa un test diagnostico risultato negativo, la profilassi si effettua somministrando al cane, una volta al mese, un farmaco che uccide le microfilarie introdotte negli ultimi trenta giorni, prima cioè che si stabiliscano nel cuore. Alcuni prodotti ad uso topico (da mettere sul pelo) riducono il numero di punture da zanzare, riducendo ulteriormente il rischio di infestazione. Nelle zone in cui la filaria è diffusa è consigliabile sottoporre anche i gatti alla prevenzione, proprio perché in questa specie la malattia è molto più grave e difficile da curare.