La punizione
nell’educazione del gatto
Autore: Luca Buti, Medico Veterinario in Roma
La punizione preferita da noi essere umani, in genere, è la punizione fisica. Bene, nel processo educativo atto a ottenere una buona partnership con il nostro gatto questa non va mai messa in pratica! Infatti, non permette mai di raggiungere i risultati prefissati, anzi spesso crea danni aggiuntivi ai problemi già esistenti. Vediamo di capire il perché. Usando una punizione fisica verso il nostro gatto (dove per fisico intendo una spinta, una sgridata diretta, una leggera pacca sul posteriore, ecc.) per un comportamento del nostro felino che riteniamo non corretto o dannoso, possiamo ottenere due risultati:
- un aumento della reattività e/o dell’aggressività, cosa assolutamente non desiderata;
- un comportamento di evitamento e/o fuga.
In parole povere, somministrando una punizione fisica al nostro micio lui risponderà o soffiando e/o aggredendo oppure allontanandosi da noi e nascondendosi. Soffierà e/o aggredirà, però, non contro il comportamento messo in atto, ma contro il somministratore della punizione, e si allontanerà ed eviterà non quell’azione commessa ma chi punisce, cioè noi. In pratica, in tal modo faremo associare al micio la punizione a noi e non al comportamento adottato, cosa altrettanto indesiderata.
Questo può essere dovuto a diverse cause;
- in primis, nella stragrande maggioranza dei casi, noi compagni di vita dei gatti non cogliamo “sul fatto” l’autore del “crimine”, quindi il micio non ha la possibilità di associare la punizione al “misfatto” stesso, ma solo ed esclusivamente al somministratore della punizione;
- oppure, anche questa causa non infrequente, al fatto che quello che noi giudichiamo un comportamento non corretto, in realtà, per un appartenente alla specie “gatto”, è un comportamento assolutamente naturale (ad esempio farsi le unghie sulle poltrone o depositare una preda dilaniata e sanguinolenta sul nostro cuscino).
Come far capire allora al nostro micio che non deve compiere quella determinata azione a noi sgradita? Iniziamo con il dire che non dobbiamo compiere l’errore di ritenere la punizione il contrario della premiazione; in realtà, l’opposto della premiazione è la assenza della premiazione stessa. Quindi, è meglio e più utile creare condizioni sfavorevoli per il gatto a compiere quella determinata azione, se a noi sgradita. Ad esempio, per i mordicchiamenti ripetuti o eccessivi, meglio sottrarre i nostri arti alla sua azione piuttosto che punire, oppure nei continui salti sul tavolo dove stiamo mangiando, meglio porre ostacoli o oggetti in equilibrio precario, che cadano al minimo contatto, o procurare rumori forti e improvvisi, piuttosto che punire. Ancora, nel caso di deposito di prede sul cuscino, comportamento non solo naturale per il micio, ma addirittura segno di grande riconoscimento nei nostri confronti, meglio pulire con indifferenza (quando il gatto non ci vede) piuttosto che sgridare.